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Imparare della cattiveria per migliorare noi stessi

Imparare dalla cattiveria: come affrontare il giudizio degli altri

Imparare dalla cattiveria è possibile? Quante volte subiamo un’ingiustizia, invidia e rabbia che non meritiamo.

In un mondo dove la superficialità regna sovrana, quante volte ci troviamo a subire ingiustizie, invidie e rabbia che non meritiamo? Fraintendimenti che scatenano tempeste ingiustificate, processi alle intenzioni e valutazioni errate sono all’ordine del giorno. Oggi, la superficialità impera. Alle persone basta poco per giudicare e condannare, e la filosofia dei social media ha abituato molti a credere che i rapporti umani funzionino così. La cosa più drammatica è che molti rapporti umani stanno deviando verso questa superficialità dannosa e dolorosa.

La conseguenza di questa superficialità è una solitudine che nasce dalla distanza creata dal timore del giudizio negativo. Questo timore genera una reazione nelle persone che le porta ad isolarsi, aumentando il senso di inadeguatezza e la sofferenza cresce. Le nuove generazioni sono allenate a stimolare il tema del giudizio e vedono come modelli da imitare questa carenza e questa vuotezza di valori e di pensiero.

Il mio lavoro di psicoterapeuta mi porta ad incontrare frequentemente questa solitudine e questo senso di inadeguatezza, che spesso viene scaturito proprio dall’attuale tendenza della nostra società.

In effetti questo senso di inadeguatezza colpisce tutti. A chi non capita di essere frainteso e  di incontrare più facilmente un commento negativo su un social invece che una telefonata o una chiacchierata chiarificatrice. Oppure vedersi bloccati da qualcuno su Whatsapp o sui social piuttosto che venire affrontato con rabbia da chi si è sentito ferito come amico o collega.

Le persone pensano di poter gettare via gli altri come fazzoletti di carta durante un raffreddore, senza porsi problemi e senza interrogarsi anche sui propri limiti e le proprie mancanze.

Pensano di sentirsi più leggeri nell’atto del “bloccare”, semplicemente perché confrontarsi è molto più complicato in quanto vuol dire affrontare momenti difficili e carichi emotivamente.

Ci stiamo allontanando dalle emozioni e dalla complessità. L’uomo però è un animale relazionale, il motivo della sua crescita nella storia del pianeta Terra nasce proprio da questa funzione unica: quella del dialogo e del confronto. Le teorie, le costruzioni, la filosofia, la politica (quella vera), la cultura nascono tutte dal confronto tra menti e opinioni e non sempre cordiale e pacifico.

Come imparare dalla cattiveria e trasformare il dolore in crescita

Per crescere abbiamo bisogno di confrontarci con gli altri, anche diversi da noi, anche coloro che la pensano in maniera opposta a noi.
Di fronte alla cattiveria e alla chiusura degli altri impariamo a osservarci, fare una valutazione autocritica costruttiva di come siamo stati e di che cosa avremmo potuto migliorare del nostro atteggiamento. Ricordiamo chi siamo noi e cosa abbiamo subito per prendere le giuste distanze da chi ci condanna e ci butta via.
La cattiveria e la superficialità degli altri ci insegna come non essere, ci fortifica nelle nostre certezze e nelle nostre forze.


Questa premessa mi serve per indicare un cambio di paradigma. Dobbiamo imparare a cercare il positivo nel negativo.
Spesso se veniamo maltrattati, se ci sentiamo giudicati, se viviamo un momento negativo dobbiamo sempre farci una domanda: cosa vuole insegnarmi l’Anima?
Cosa devo sviluppare in me? Verso che direzione mi devo dirigere?

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Il positivo nel negativo rappresenta la chiave evolutiva degli eventi che ci accadono.
Le nostre azioni di miglioramento interne ci permettono di crescere scoprendoci. Non è corretto il meccanismo di non valutare perché gli altri se la prendono con noi e non è altrettanto corretto il sentirsi vittime.
Impariamo a guardarci con uno sguardo neutro e accogliente, scopriamo che dinamiche interne si attivano nei vari episodi della nostra vita e impariamo la corretta via della nostra evoluzione.
Impariamo a fidarci della nostra Anima, lei sa dove condurci, a noi basta non interferire.

Difendersi senza vendetta: la vera evoluzione personale

Imparare dalla cattiveria significa smettere di essere vittime e deprimerci quasi recitando una parte, vuol dire non soffermarci sui singoli episodi ormai alle nostre spalle, ma vuol dire anche non contrattaccare solo perché feriti da torti subiti in passato.
Imparare dalla cattiveria vuol dire comprendere perché la cattiveria sia arrivata e come progredire.
La cattiveria non ci piace, ma esiste, purtroppo esiste e spesso nasce da dinamiche psicologiche non curate di chi non riesce ad osservarci ed intercettare le proprie dinamiche interne. Con questo non dico di porgere sempre l’altra guancia, dico di imparare a difenderci, e di utilizzare certi episodi per crescere e andare oltre.
Pensate che bello sarebbe il mondo se invece delle ritorsioni, delle vendette e delle depressioni ci fossero le riflessioni e i confronti.
Non impariamo dal degrado che ci abita intorno, impariamo dalle eccellenze degli antichi.

Dott. Fulvio d'Ostuni

Mi chiamo Fulvio d’Ostuni e sono un medico psicoterapeuta. Ho un passato da chirurgo, perché ero fermamente convinto che un chirurgo potesse salvare più vite di un clinico. Poi un incidente in moto cambiò la mia vita. Grazie alla scuola di psicoterapia di Riza Psicosomatica ho unito la mia storia medica alla psicoterapia e mi sono evoluto come medico psicoterapeuta . Oggi mi sento pronto ancora di più a dare il mio contributo agli altri.