Esiste uno stato psicologico non particolarmente noto, che non ha neanche un nome, come se non esistesse.
È una condizione sottile e sussurrata che ci accompagna senza lasciarci mai anche per lunghi anni, anche per una vita intera.
Un lieve disagio, una sensazione che non si riesce a descrivere. Come se si fosse affetti da un’accennata ansia che ansia non è, un’impronta di depressione che depressione non è, le cose nella vita che vanno ma noi non ci sentiamo a posto, passiamo una serata divertente, eppure noi ci divertiamo meno di quanto desideravamo.
Passiamo un momento sereno in cui tutto è tranquillo eppure dentro, davvero in fondo sentiamo come un tuono in grande lontananza, come se il sereno non riusciamo mai a viverlo.
Abbiamo una bella relazione sentimentale, eppure c’è qualcosa che ci manca. Viviamo continui dubbi sul vero amore, sulla reale fedeltà, sul senso di questa relazione. Abbiamo un bel lavoro con delle buone responsabilità, ma vorremmo di più, pensiamo di meritare qualcosa di diverso, riteniamo che i nostri colleghi o superiori ci considerino meno di quello che meriteremmo.
Il ma… ci accompagna in molti passaggi della nostra vita.
Esplorando il senso di colpa e l’inadeguatezza che ne derivano
Alla domanda: cosa c’è che non va?” Non sappiamo cosa rispondere, la prima risposta che ci verrebbe sarebbe: niente. Eppure l’espressione del viso accoppiata sarebbe un misto tra poca convinzione e senso di colpa.
Il senso di colpa nasce dal fatto che avendo una vita buona crediamo e ci sentiamo dire da amici e parenti cose come: non ti sta bene niente, hai sempre qualcosa di cui lamentarti, non sei mai veramente felice.
Queste frasi, che facciamo nostre, generano in noi un ulteriore peso sulle spalle, il senso di colpa.
Sentiamo di avere un potenziale negativo dentro di noi che anche se tutto va bene noi impieghiamo del nostro per rovinare il buono che esiste.
Sentirsi colpevoli e inadeguati è un fardello pesante da portare, un fardello che può essere piano piano alleggerito fino a quando può essere lasciato cadere alle proprie spalle.
Affrontare la condizione di disagio psicologico e trovare soluzioni: l’importanza dell’aiuto professionale
Questo stato può essere affrontato e può essere curato.
La prima virtù che bisogna acquistare in noi è l’apertura mentale di accettare di farci aiutare da un professionista, calcolando che l’investimento sia mentale che pratico che facciamo ci permetterebbe di modificare e molto la qualità della nostra vita, calcolando che il disagio di sottofondo non ci risparmia neanche un minuto della nostra esistenza.
La psicoterapia può intervenire in condizioni come queste e può dare ottimi risultati in tempi ragionevoli. Non è vero che dallo psicoterapeuta bisogna andarci per grandi traumi, grandi decisioni e grandi sintomi.
Ci sono cose apparentemente piccole che sono più potenti delle grandi.
Abbiamo visto come un microscopico virus possa uccidere più di una tempesta, come una cellula impazzita possa fare più danni in un corpo umano di una tigre che lo attacca, e come una minuscola goccia d’acqua fissa su uno stesso punto possa erodere una roccia durissima.
Quello che si ritiene poco influente e continuo può limitarci in ogni momento della vita e avere un impatto imponente.
Spesso chi vive una sindrome del genere fa fatica a vedere il positivo e si concentra su ciò che manca.
La psicoterapia come strumento per migliorare la qualità della vita
La psicoterapia può aiutare a vedere la nostra vita con uno sguardo più leggero e positivo.
Una tecnica psicoterapeutica che utilizzo in questi casi si basa sulla nostra innata capacità immaginativa che ci permette di trovare nel nostro bagaglio inconscio gli strumenti adeguati per ritrovare la nostra essenza libera di condizionamenti mentali appesantenti.
Conoscerci ci permette di comprendere cosa generi in noi questo sottofondo di tristezza costante e porre dei rimedi anche pratici e funzionali.
Un percorso terapeutico come esperienza arricchente per il benessere personale
Un’ultima importante valutazione da condividere è che spesso si va dallo psicoterapeuta per uno specifico problema, un’esigenza particolare, un evento traumatico. Si pensa che il percorso terapeutico debba essere motivato da un evento, così come si va dal medico per un sintomo specifico insorto improvvisamente.
In realtà sarebbe importante modificare questa visione aprendo maggiormente il campo dei nostri bisogni.
Non aspettare il sintomo o l’evento e iniziare un percorso allo scopo di conoscersi e acquisire dei nuovi strumenti per gestire gli eventi che nella vita possono sempre arrivare. Noi siamo un insieme di complessi, paure, fragilità, caratterialità, storia e punti di forza. Siamo un agglomerato unico di tante forze sincrone e asincrone, che vanno nella medesima direzione, ma anche contrarie e spesso di tutto ciò ignoriamo quasi tutto, perché raramente ci si guarda dentro e inoltre guardarsi dentro da soli permette di vedere solo ciò che si vuole vedere.
Lo sguardo di un professionista può essere un punto di vista prezioso che tanto può darci nel nostro cammino verso l’evoluzione e il benessere.
Non bisogna farsi accecare dall’orgoglio del ritenere di non aver bisogno di aiuto che spesso non è altro che paura mascherata.
Un percorso terapeutico è sempre e comunque arricchente, un’esperienza che può solo fare bene.