L’anima è senza tempo, contiene al suo interno frammenti del nostro passato, complessi ma anche e soprattutto immagini (archetipi) provenienti dagli inconsci degli esseri umani dall’alba del mondo in poi e quindi come può aver tempo?
Essa è una donna senza età, con infiniti ricordi e tanti episodi da raccontare, se avessimo voglia di ascoltarla.
Inoltre il cambiamento che tutti noi evochiamo non arriva gradualmente, è vero, ma arriva improvviso e arriva quando la nostra anima lo impone.
La nostra anima non direbbe mai:”dal prossimo anno cambierò”, così come non direbbe mai “da lunedì inizio la dieta”.
Le date di cambiamento sono dei tentativi razionali del nostro io cosciente di porci un obiettivo di partenza, ma come spesso accade se non siamo maturi al cambiamento e se la nostra anima non ci guida nel percorso non esisterà prima data che tenga.
Come guardare al futuro?
Il guardare al futuro alla ricerca del cambiamento è come il marinaio a bordo della sua goletta immerso nella nebbia che scruta incerto e cieco l’orizzonte per vedere gli scogli da evitare mentre vi è già sopra, un istante prima dello schianto.
Sapete come facevano i vichinghi, forse i marinai più esperti della storia a gestire la nebbia e la navigazione alla cieca quando non esistevano radar e sonar?

Essi si fermavamo sul mare, ammainavano le vele, lanciavano delle frecce infuocate verso la direzione in cui pensavano di andare per capire se le frecce cadevano in acqua spegnendosi o finivano sulla terra mantenendosi accese. E rimanevano in assoluto silenzio per ascoltare il suono della freccia se andava in acqua o meno e così non naufragavano, ma arrivavano.
Anche noi di fronte al futuro dovremmo fare così: stare fermi, ascoltare e attendere. Lanciare dei segnali, delle frecce ossia le nostre intenzioni e attendere l’esito del nostro lancio. La nostra anima attraverso questi atteggiamenti ci guiderà e non ci farà naufragare.
Se invece ci lanciamo impetuosi verso il cambiamento nella direzione che abbiamo scelto nella nebbia dell’incertezza, la possibilità che naufragheremo sarà altissima e sarà completamente fuori dalle nostre possibilità.
Ma non solo guardare al futuro è dannoso, lo è anche guardare al passato.
I bilanci di fine anno sono di per loro un giudizio e per di più attivano il nostro io giudicante.
“Non sono riuscito a fare questa cosa” quest’affermazione attiva un giudizio come dire “non sono stato capace”, “non sono stato abbastanza forte”, “non sono riuscito ad impormi”, “non sono stata abbastanza brava”, “sono stata stupida” eccetera.
“E’ stato un anno sfortunato” anche in questo caso non facciamo altro che cronicizzare degli eventi negativi e non leggere la loro forza evolutiva e la nostra capacità di resilienza con affermazioni di questo tipo: “sono sfortunato”, “la sfiga mi cerca”, “porto sfortuna” e simili.
Ma anche frasi come “è stato un anno bellissimo” dietro l’onda di ricordi piacevoli può attivare pensieri tipo “non potrà andare meglio ma solo peggio”, “non rivivrò più certi momenti”, “è già finita la festa”.
Vivere il presente
Il segreto è stare immersi nel presente in relazione con la nostra anima e il suo mondo annesso.
Contattare il nostro passato e i suoi momenti felici allo scopo di percepire quelle sensazioni ma sospendendo il giudizio.
Lanciare dei messaggi al nostro futuro con discrezione e imparando l’attesa dal mondo che ci circonda, quello della natura.
L’io giudicante è come un corvo nero che gracchia sulla nostra spalla, ma forse sollevando le spalle possiamo farlo volare via e camminare leggeri per il nostro sentiero.
Il fine anno non ci deve servire per il giudizio, il fine anno è un momento piacevole da trascorrere insieme ai propri affetti o in clamorose feste dove si esorcizza il tempo che passa festeggiando la morte e rinascita simbolica dello stesso.
Perdiamoci nella piacevolezza di canzoni tipiche che ci lasciano impronte piacevoli della nostra infanzia, in film che ci accendono l’atmosfera del Natale e delle feste, se le sensazioni che ci arrivano da dentro sono quelle giuste e ci fanno stare bene.
Stiamo nelle immagini per cercare il contatto con il nostro inconscio e se possibile proviamo a fermare i nostri continui pensieri stando con le sensazioni che da dentro arrivano in continuo anche se abbiamo disimparato a percepirle.
Un breve esercizio
Al termine della lettura suggerisco un breve esercizio: chiudiamo gli occhi, facciamo dei profondi e lenti respiri (aria dentro e aria fuori almeno tre volte), immaginiamoci in un posto magico e incantato dove siamo soli, stiamo bene e al sicuro, dove niente e nessuno ci può raggiungere. Stiamo in questo posto magico e percepivano il senso di pace e di benessere. Quando raggiungiamo la sensazione lasciamo che ci penetri e si diffonda in noi e teniamola in noi per qualche minuto. Poi apriamo gli occhi e torniamo nella nostra vita.
Colgo l’occasione per augurare a tutti una felice festività e che in queste feste avvenga l’incontro con la vostra anima che vi accompagni da qui in avanti.